Una raccolta di domande, dubbi, perplessità ai quali i nostri esperti hanno dato risposte e consigli.
Consultabili in modo facile e veloce, una guida per vivere questo tempo di cambiamento.
In questo momento è condivisibile la sua difficoltà ed è assolutamente normale sentirsi smarriti. Tutti noi adulti dobbiamo riabituarci a nuovi modi di vivere con l’altro e con l’intera comunità ed è quindi complicato poter insegnare qualcosa oppure essere d’esempio quando noi per primi ci sentiamo impreparati e privi di una vera e propria direzione.
Chi opera nel sociale con bambini a partire dai 6 anni potrebbe utilizzare storie come punto di partenza per poi far raccontare a ogni bambino/ ragazzino il proprio stato d’animo. Le diverse limitazioni dovute al distanziamento sociale, ci costringono a utilizzare maggiormente la gestualità, e, in un certo senso, stimolano la nostra fantasia..anche se siamo tutti schermati e noi operatori siamo insistenti sulle richiesta di igienizzazione, possiamo realizzare giochi nuovi inventando gesti specifici per comunicare una determinata parola o emozione, con la consapevolezza che la distanza rende tutto diverso. Credo che un buon messaggio che noi operatori possiamo trasmettere ai ragazzi sia quello di coltivare la pazienza e di concentrasi sulle risorse, anche se poche, mettendosi in gioco con loro nell’inventare nuovi passatempi e anche nuovi modi per esultare alla fine di una partita..
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Buongiorno signora. In caso il ragazzo riportasse vissuti di paura legata al Covid-19 è bene normalizzare la sua preoccupazione e cercare di rassicurarlo spiegando bene come si può prevenire il contagio e, in un secondo tempo, si potrebbe favorire in modo graduale un contatto più diretto con i suoi amici. Per esempio invitando uno o due fra i suoi amici più intimi a casa. In generale suo figlio potrebbe aver bisogno di più tempo per assorbire i cambiamenti e può essere utile avere un dialogo aperto, improntato all’incoraggiamento senza però risultare troppo insistenti.
Genitori, insegnanti, adulti che lavorano nel settore sociale-educativo.
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Il momento attuale richiede di modificare la modalità di lavoro e di individuare nuove strategie e risorse per l’incontro con l’altro. E’ necessario apportare cambiamenti non solo da un punto di vista operativo, ma anche di pensiero; questo può essere faticoso e
Il momento attuale richiede di modificare la modalità di lavoro e di individuare nuove strategie e risorse per l’incontro con l’altro. E’ necessario apportare cambiamenti non solo da un punto di vista operativo, ma anche di pensiero; questo può essere faticoso e fonte di grande smarrimento.
Inoltre l’adozione di alcuni dispositivi e l’assunzione di nuove norme comportamentali acquistano un significato peculiare per ciascuno e possono essere vissuti in modi differenti, a fronte delle discrepanze individuali. La spiegazione attribuita ai dispositivi materiali e alle regole può influenzare la modalità con la quale si sta in relazione con l’altro, soprattutto se gli strumenti richiesti sono percepiti come ostacolanti la condivisione e la vicinanza. Ricondurre l’uso della mascherina e del disinfettante e la distanza fisica a elementi limitanti la relazione, può accentuare l’impressione di non essere in grado di stare con l’altro (da un punto di vista emotivo). E’ importante tentare di spiegarsi i nuovi strumenti come mezzi di sicurezza per la salute, e, insieme, di individuare nuove modalità di comunicazione in grado di far sentire una circolazione emotiva. Si possono intensificare gli strumenti a disposizione, ad esempio, creando un nuovo linguaggio corporeo, fatto di gesti, sguardi e timbri di voce.
In questo periodo molti ragazzi timidi si son sentiti scomodi e infastiditi da questa nuova modalità di formazione. In molti casi i ragazzi più insicuri non amano essere al centro dell’attenzione, infatti la vita all’interno della classe permette di poter stare un po’ in disparte evitando possibili sentimenti di vergogna dovuti proprio alla sensazione di sentirsi sotto “i riflettori”. Questo viene meno nel momento in cui si è collegati via internet, in quanto la webcam può essere percepita come una grossa fonte di disagio. Nel caso in cui le prestazioni scolastiche di sua figlia siano comunque buone e lei la vede più tranquilla a webcam spenta, per evitare stress psicologici inutili, potrebbe parlare con il coordinatore di classe e spiegare tale situazione.
Nel frattempo potrebbe chiedere a sua figlia se avesse voglia di occuparsi di questi suoi vissuti spiacevoli e proporle di parlare con qualche esperto presente sul suo territorio..
In generale, la fatica ad uscire con i coetanei potrebbe essere connessa alla situazione di emergenza vissuta negli scorsi mesi. Quest’ultima potrebbe aver creato nuove preoccupazioni, oppure portato in superficie timori pre-esistenti in suo figlio. Possono, ad esempio, emergere paure relative al contagio e alla morte. Possono, altresì, evidenziarsi modalità comportamentali rigide legate al bisogno di pulizia, che sottendono un generale stato di ansia difficilmente tollerabile e controllabile. L’allerta sperimentata dal ragazzo può essere amplificata dalla presenza del suo stesso stato ansioso in famiglia o di situazioni critiche o di lutti recenti o poco elaborati. I tempi di elaborazione di questi vissuti emotivi e la possibilità renderli maggiormente tollerabili possono non andare di pari passo con l’opportunità di uscire con i pari. E’ possibile, quindi, che il ragazzo necessiti di maggiore tempo prima di sentirsi sicuro di frequentare di persona i suoi amici.
Accanto a ciò potrebbe essere presente una difficoltà nell’incontro con i pari dopo molto tempo. Possono attivarsi nell’adolescente alcuni pensieri o emozioni ostacolanti, ad esempio la paura di essere giudicati, il timore di non essere all’altezza, l’imbarazzo di rivedersi con eventuali cambiamenti fisici, la difficoltà nello stare in relazione con gli altri, ecc. Interagire con i coetanei protetti dallo schermo, in un contesto percepito come sicuro quale è la propria casa, potrebbe essere vissuto come meno faticoso e protettivo.
Ciao Alessandro,
in una situazione eccezionale come quella che abbiamo vissuto e stiamo vivendo è normale provare paura perché si basa sui dei rischi reali.
La paura, come tutte le emozioni, ha un’utilità, poiché ci mette in guardia dai pericoli. Può però diventare un problema quando viene vissuta in maniera esagerata o fuori contesto. In questo momento vi è un clima generale di paure e preoccupazioni abbastanza lecite. Se hai attacchi di panico o altri vissuti che davvero ti distolgono dal tuo lavoro e ti rendono poco lucido potresti prenderti un periodo di pausa, dedicando il tuo tempo solo per te stesso.
Se invece non ti sembra di essere particolarmente offuscato nel tuo operato, potresti utilizzare come strumento di lavoro proprio quello che provi. Attraverso l’emapatia potresti creare momenti di condivisione emotiva, dove la paura possa essere esplicitata, dimostrando ai ragazzi che segui che non sono soli, ma che tutti possono provare la stessa cosa. Inoltre potresti fare da modellamento insegnando loro ad accettare e sostare anche nelle emozioni negative.